Pianeta o plastica? Che tipo di impatto volete avere?

Ogni donna utilizza durante il corso della sua vita circa 12000 assorbenti e 500 sono gli anni che i tradizionali assorbenti impiegano a disintegrarsi, e quindi con un evidente impatto ambientale. I numeri sono spropositati, la plastica primeggia nella produzione, ma anche nel packaging degli assorbenti.
Negli anni siamo diventati plastico-centrici, ma le alternative ci sono. Quali? Come riconoscerle?
Per un minore impatto ambientale sarebbe opportuno orientarsi su assorbenti naturali, biologici, privi di plastiche e sostanze chimiche, biodegradabili e compostabili.

Naturale e biologico. La differenza la fanno i pesticidi.

Naturale non necessariamente vuol dire biologico. Per evitare l’esposizione ad agenti chimici utilizzati nella coltivazione del cotone è importante che gli assorbenti siano anche biologici, sbiancati senza l’utilizzo di cloro e decoloranti causa di irritazioni cutanee, dermatiti e allergie.

Biodegradabile e compostabile, altro enigma. La differenza la fa il tempo.

Un elemento biodegradabile non è necessariamente compostabile. Si definisce biodegradabile qualsiasi materiale che possa essere scomposto da batteri, luce solare e altri agenti fisici naturali in tempi anche lunghi. La normativa europea stabilisce che per essere definito biodegradabile un prodotto deve decomporsi del 90% entro 6 mesi.
Compostabile è invece quel materiale che non solo è biodegradabile ma anche disintegrabile e il cui processo di decomposizione avviene in meno di 3 mesi.

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